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infiltrazione per epicondilite

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Cos’è l’epicondilite

L’epicondilite, conosciuta più comunemente come gomito del tennista, è una sindrome dolorosa dovuta generalmente ad una degenerazione del tendine e/o ad un sovraccarico funzionale dei muscoli estensori dell’avambraccio che si inseriscono sulla porzione mediale del gomito (EPICONDILO).

Le tendinosi del gomito colpiscono più frequentemente l’arto dominante di pazienti tra i 35 e 50 anni, anche se è possibile riscontrarle in tutte le fasce di età. Il gomito del tennista si osserva sia negli uomini che nelle donne in uguale misura . Colpisce più frequentemente soggetti dediti ad attività lavorative o sportive che comportano sollevamento di pesi e gesti ripetitivi con il gomito.

COME FARE LA DIAGNOSI?

La diagnosi è prevalentemente clinica, ossia viene eseguita visitando il paziente. ma confermata con indagini strumentali di DIAGNOSTICA PER IMMAGINI tra cui la radiografia, l’ecografia e la risonanza magnetica le quali servono a confermare il sospetto clinico e ad escludere altre cause di dolore laterale al gomito.

TRATTAMENTO
Il trattamento dell’epicondilite è diretto alla risoluzione del dolore, che è il sintomo per il quale il paziente affetto da tendinosi del gomito richiede l’intervento del medico. I presidi terapeutici di prima istanza consistono nell’interruzione delle attività sportive o lavorative che determinano il sovraccarico funzionale, nell’uso di farmaci anti-infiammatori e di presidi fisioterapici (tutori Fig. 6, crioterapia ed altre forme di terapia fisica quali laserterapia, tecarterapia e ionoforesi). Per una più veloce guarigione e per evitare che si instauri una forma infiammatoria cronica si consiglia sottoporsi a terapia infiltrativa peritendinea.

QUALE FARMACO INIETTARE? L’OZONO

Non utilizziamo come anti-infiammatori i cortisonici perché il loto impego può creare effetti indesiderati verso i tendini. L’ozono è altresì un efficage agente anti-infiammatorio e non ha controindicazioni locali o sistemiche. Il trattamento prevede un ciclo di almeno 6 infiltrazioni sia sulla zona epicondilare, e  quindi peritendinea,  che sui muscoli estensori dell’avambraccio.

Dott. Sergio De Bac

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